Tra 2006 e 2007
 
 

Dopo il Recital Dantesco nella  Cattedrale di Ferrara, il 25 Maggio 2006, di cui parlo nel sito, ho passato l’estate, da Giugno a Ottobre, a lavorare a questo sito che andavo costruendo. Raccogliendo i materiali, le fotografie, le testimonianze, e, soprattutto, scrivendo questa insolita autobiografia sul web, che andò on-line alle 00,05 del 15 Ottobre.
 
Nel frattempo preparavo il programma di tre Recitals a Monaco di Baviera, dal 22 al 25 Novembre 2006.
Tre Recitals diversi in 4 giorni ! Un vero tour de force. E da considerare che dicevo tutto a memoria.
Antonio Sardi de LettoPer fortuna avevo accanto il mio carissimo e bravissimo pianista Antonio Sardi de Letto.
Le prime due serate, nello straordinario Museo degli strumenti musicali ( fra preziose spinette dipinte del ‘700, antichi tamburi africani, bizzarre forme inventate dall’uomo, nella notte dei tempi, per creare un suono)  furono una sorta di cavalcata nella poesia italiana dal Dolce stil novo ai poeti dei nostri giorni. Più tre lettere d’amore e uno stupendo racconto di Pirandello.

Antonio, che come me è contrario alla musica usata come sottofondo, o accompagnamento, non si sovrapponeva mai alla mia dizione dei versi o della prosa, ma faceva ogni tanto dei raffinati stacchi musicali, che mi permettevano fra l’altro di riprendere fiato.
Naturalmente, con il nostro maniacale perfezionismo, niente era lasciato al caso; posizione degli stacchi nel programma e scelta delle musiche avevano richiesto ore e giorni di discussioni e di prove.

Per il terzo Recital, nella grande Sala da Concerti del Gasteig,  presentammo la nostra amatissima Anna dei pianoforti.

Avemmo molto successo in tutte e tre le serate. E che felicità ritrovare un pubblico così colto, preparato (molti seguivano le poesie sul testo), concentrato, partecipe, e alla fine generoso di consensi e di applausi!
Una professoressa universitaria di letteratura italiana, Barbara Seifert, tedesca, mi scrisse subito nella mia Posta del sito: “…appena tornata a casa ho sfogliato i miei libri italiani per trovare i testi recitati da Lei e oggi sono andata alla biblioteca dell’Università per rileggerli tutti. Subito hanno fatto spicco sull’insieme delle altre opere contenute nei volumi, come se fossero stati stampati in lettere rosse”.
Non è una soddisfazione da poco!

Se può interessare qualcuno, cliccando questo collegamento pubblico il programma delle due serate di dizione poetica, e i pezzi musicali eseguiti da Antonio.

22 Gennaio 2007
A Catania, nell’ambito del Premio Brancati, istituito da Bianca Brancati Carnevani, mia lettura (per la prima volta, ma è andata così bene che d’ora in poi la inscrivo nel mio repertorio brancatiano) di un racconto che  Vitaliano scrisse per me e su di me : La ragazza e la cimice.

9 Febbraio 2007
La locandina della ScalaParto per Milano per le prove e le recite de La fille du régiment  di Gaetano Donizetti al Teatro alla Scala. Regìa di Filippo Crivelli su un vecchio allestimento con scene e costumi di Franco Zeffirelli.

Non mi scritturano come cantante, è ovvio!, ma per una piccola parte recitata, un “cammèo” (come si dice nel gergo del teatro e del cinema). Una vecchia duchessa terribile e altezzosa che risponde al nome, terribile quanto lei, di Duchesse Eglantine Philippine Joséphine von Crackentorp.

Sono solo due scene, e le battute non sono moltissime, ma sono…in francese!
Il mio francese lascia molto a desiderare (se fosse stata in inglese sarebbe stata una pàcchia, perché l’inglese lo parlo molto bene. Dovevo anche recitare in inglese a Londra, secoli fa, Donna Anna in un Don Giovanni rivisitato dal mio amico poeta Ronald Duncan. Poi i sindacati inglesi, l’Equity, non mi diedero il permesso e ne nacque una querelle che finì perfino sulla prima pagina del Times e su tutti i giornali italiani).

Non mi sono persa d’animo. Mi sono fatta registrare la parte in un francese perfetto, e a furia di ascoltarla l’ho imparata in modo così convincente che tutti erano ammirati della mia impeccabile pronuncia. Quando il Sovrintendente della Scala, Stéphane Lissner, venne a farmi i complimenti, dopo la prima, mi parlava in uno strettissimo francese, come a una sua connazionale. Io, per non fare figuracce, gli rispondevo soavemente in perfetto italiano.

Due parole sul Teatro alla Scala.
Vi avevo recitato, in una parte ben più importante, nel 1969. Facevo Giocasta, nell’Edipo Re di Sofocle. Protagonista Albertazzi, regìa di De Lullo, musiche di Gabrielli, direttore d’orchestra il divino Claudio Abbado.
Ricordo che la prima volta che entrai in palcoscenico, dopo tanti giorni di lavoro in sala prove, l’emozione fu così forte che mi paralizzò. Non riuscivo a emettere suono

La Scala ha davvero una magìa particolare.
L’Italia è piena di teatri meravigliosi: La Fenice di Venezia, il Carignano di Torino, il San Carlo di Napoli, la Pergola di Firenze, il Massimo di Palermo…. e tanti, tanti altri.
Ma il Teatro alla Scala è come se avesse concretizzato, in modo fisico e palpabile, i fantasmi d’arte, di bellezza, di talento, di rischio che l’hanno abitata per secoli.

Anche questa volta l’incanto magico della Scala mi ha aggredito e posseduto.
Nonostante le molte lacune della ristrutturazione, malgrado l’inciviltà di comportamento riscontrabile in palcoscenico. Gente che durante la recita parla a voce alta, sghignazza, cammina pestando i piedi, si distrae, è perennemente in ritardo. I nuovissimi ascensori hanno le maniglie divelte, molti specchi rotti, lattine e cartacce per terra…
E’ come se un’insana furia auto-distruttrice si fosse impadronita di chi dovrebbe essere “custode di civiltà”.
Ma non succede lo stesso nel mondo? E il teatro non è forse lo specchio del mondo?

Malgrado l’esiguità della mia parte, quando sono entrata in scena, smontando da un cavallone di legno, tutto il teatro è esploso in un fragoroso “applauso di sortita” (come diciamo nel nostro gergo di  teatranti), cosa che nella lirica non accade mai. Chissà. Forse hanno applaudito il cavallo.
No, adesso faccio la stupida cinica, ma è per nascondere la commozione che in quel momento mi ha preso alla gola.

Le critiche sono state ottime. Angelo Foletto ha scritto sul Corriere della Sera  un pezzo su di me intitolato: “La classe non è acqua” e Alberto Arbasino su Repubblica scrive: “…mirabile Proclemer”.  E tutti gli altri sullo stesso tono. Non si può desiderare di più.

21 Aprile 2007
Con i miei musici  a Bellinzona, vicino a Lugano, per fare la nostra Anna dei pianoforti  nell’ambito del Festival pianistico, al Teatro Sociale (ristrutturato e bellissimo). Solito pubblico svizzero di incredibile calore e partecipazione e attenzione. Come a Monaco. Basta uscire dall’Italia e ci si trova finalmente in Europa.

Tanta festa era stata all’inizio funestata da una vera e propria sciagura.
La mia valigia, partita con me da Fiumicino, all’aeroporto di Lugano non è mai arrivata. E nella valigia avevo tutto. Il vestito per il Recital , i gioielli di scena, la roba da trucco, i rolli dei capelli, vestiti di ricambio, una sciarpa di visone, la roba da bagno, la biancheria personale. Tutto.
Se dio vuole mi ero tenuta i copioni e gli occhiali da leggìo. Quelli non li lascio mai. Altrimenti non so come avrei fatto.

Anche così, malgrado l’aiuto affettuoso del direttore del Festival, Renato Reichlin e del suo collaboratore Ferdinando Lehmann che mi hanno accompagnato a rimediare trucco e vestito, io non mi sentivo a posto.
Solo un’attrice può capire cosa significhi esibirsi in un Recital importante senza il vestito giusto, senza le scarpe giuste, senza il trucco giusto.
Eppure mi sforzavo di non farmi prendere dal panico, per non compromettere, con una sovraeccitazione nervosa, il mio rendimento artistico. Ce l’ho fatta, si vede. La vecchia educazione austro-ungarica funziona ancora.

Tornata a Roma ho subito ritrovato la valigia. Era lì che mi aspettava buona buona. Non l’avevano mai fatta partire.
Un sollievo, certo. Ma a questo punto i miei nervi, tenuti sotto controllo per tre giorni, sono malamente saltati. La notte ho avuto un febbrone, e poi per alcuni giorni sono stata male.
Ma la mia Anna dei pianoforti l’ho difesa bene, ed è questo che conta.

In questi primi mesi del 2007, spinta dai curatori del mio sito, Barbara Rossi e Giulio Rossi, ho fatto alcune “comparsate” televisive per promuovere il sito stesso. Io recalcitro sempre come un mulo, quando mi propongono queste cose. Ma l’intervista con Strabioli è stata molto carina. Anche quella con Magalli. Un po’ meno quella di Agliati, per Magazine 2.
Molte interviste radiofoniche (adoro la radio!), e molte per quotidiani importanti. Di quella di Repubblica devo fare una gigantografia e tenermela davanti per i giorni no.

4 Maggio 2007
Inizio, al Teatro dell’Opera di Roma, le prove de “La fille du régiment” di Donizetti, che avevo fatto a Milano. Stesse scene, costumi e regìa, ma il cast è tutto cambiato, l’orchestra è un’altra, un altro il direttore. Di “milanese” è rimasto solo il mezzo-soprano, Francesca Franci. Ottima cantante e donna adorabile. Fra l’altro abita vicino a me, e quindi andiamo e torniamo da teatro spesso insieme.
Il debutto è il 16 Maggio, repliche fino al 22.

La Duchesse Eglantine Philippine Joséphine von CrackentorpChe dire? Un’esperienza tutto sommato anodina. Sì, grande successo, anche per me e la mia piccolissima parte. Questa volta avevo un camerino fisso, che non dovevo smontare e rimontare ogni sera…ma….quella immersione nella musica che avevo tanto sperato, è rimasta delusa.
L’interfonico del mio camerino era fuori uso (da anni, pare – e mi dicono che un tenore una volta fece scena vuota perché non sentiva niente).
Anch’io non sentivo niente, ma nel primo tempo non entravo e speravo di starmene lì a godermi la musica. Niente. Silenzio assoluto.
Fuori uso da anni?!?!? Ma non è una vergogna? Perché non l’aggiustano? Perché non l’aggiustano, Cristo santo?!?!

Ve lo dico io, perché: perché il mondo sta andando a rotoli (The world is out of joint dice Amleto).
Cito me stessa da una lunghissima intervista che mi ha fatto in Maggio  il mensile PROVE APERTE:
Alla domanda: Ci parla del panorama teatrale attuale? Io rispondo:

“Parliamo invece del mondo attuale. Parliamo della politica attuale. Parliamo della sopraffazione, della violenza, delle ingiustizie sociali, dell’intolleranza, dei fanatismi religiosi, della cialtroneria, dei morti sul lavoro, dell’arroganza dei maledetti ricchi….devo continuare?
Shakespeare diceva che il teatro è: “…a mirror up to nature”.
Ecco. Oggi non è solo uno specchio. Oggi si identifica con gli orrori di cui parlavo; ne è esso stesso impastato e corrotto. E non vedo in giro molti Shakespeare che sappiano distaccarsi dall’orrore quel tanto che basti per descriverlo e condannarlo con efficacia.
Benessere, consumismo sfrenato. Successo, notorietà, ricchezza, popolarità….
Dov’è finito il lavoro paziente, oscuro, studioso, modesto e ardente che materiava la nostra giovinezza, e che ci preparava alle prove serie sul palcoscenico e nella vita?”

L’interfonico del Teatro dell’Opera di Roma non viene aggiustato perché il mondo, oggi, è quello che è.

Giugno 2007
Lavoro con mia figlia Antonia sui testi di Brancati che leggeremo a Catania e su La donna e il potere , un Recital che ci è stato commissionato da Pier Luigi Pizzi per il suo Festival di Macerata.
Non è un lavoro facile. Si aggiunge, si toglie, si sposta, si cronometra. Si vive di dubbi e di incertezze.
Però è un lavoro che mi entusiasma e le ore passano senza che me accorga. E poi mi piace lavorare con Antonia. E’ talmente intelligente, smagliante, acuta!

Ogni tanto con Antonio, il mio pianista, una ripassatina a Anna dei pianoforti, che faremo il mese prossimo in Sardegna. Anche qui non è un lavoro statico. Abbiamo aggiunto qualche brano di musica, abbiamo spostato alcuni effetti.

13, 14, 15 Luglio  - Sardegna

Con Antonio Sardi de Letto, il pianista, sua moglie Elisabetta, diplomata in pianoforte anche lei, ma che ora fa tutt’altro mestiere, e Barbara Rossi, organizzatrice, ufficio stampa e mia persecutrice personale. E’ lei che mi costringe a incontri con la stampa, interviste, apparizioni televisive, che odio in blocco. Però è molto brava ed efficiente e io, pur protestando, finisco per essere ubbidiente come un cagnolino.

Siamo in uno stupendo albergo vicino a Nora. Una serie di bungalows con terrazzo su prati verdissimi, piante rigogliose e curatissime, splendida piscina.
I miei compagni, di giorno vanno in giro a cercare cale e calette per fare il bagno in questo mare divino. Io me ne sto in camera o sul terrazzo a fare….niente. Ad aspettare la recita della sera. Non apro neanche la televisione, non leggo i giornali, non parlo con nessuno. Ormai, sarà l’età!, per arrivare allo spettacolo con l’energia giusta, devo risparmiare le forze in modo totale.  Però come li invidio! E i ricordi di quando anch’io, come loro….non voglio pensarci.
Però, la sera, davanti al pubblico, torno ad essere la tigre di un tempo.

2 recite a Nora, in un incantevole piccolo teatro romano a gradinate, col mare sullo sfondo. 1 recita a Monte Sirai, vicino a Carbonia. Anche qui piccolo teatro romano.
E’ zona archeologica. Mi allestiscono una sorta di camerino nel piccolo museo adiacente agli scavi. Grandi vassoi ricolmi di frutta e di pasticcini alla pasta di mandorle. Figurarsi! Io, prima della recita,  non riesco a mandar giù neanche un bicchier d’acqua…
Però sono così gentili, premurosi e disponibili che per non offenderli mi riempio la borsa di pasticcini, fingendo di averli mangiati.
Questo camerino ha il tetto di vetro e ci ha battuto il sole tutto il giorno. Ora è una sorta di sauna. Comincio a grondare sudore. Poi esco per andare in scena, insomma nel piccolo teatro romano col mare sullo sfondo, e mi investe il famoso maestrale che da alcuni giorni imperversa sulla Sardegna. Il sudore mi si ghiaccia addosso di colpo.
Più di un’ora, lì in piedi, a recitare in quest’aria che si va facendo sempre più fredda. Intravvedo il pubblico che tenta di raggomitolarsi negli scialli. Ma nessuno che si muova dal suo posto. Tutti attenti, tesi, partecipi e, alla fine generosi di applausi e di consensi.

Che miracolo, il teatro!
Non ho perso la voce e non ho preso nemmeno il raffreddore.
Aveva ragione Laurence Olivier. A un giovane aspirante attore che gli chiedeva qual è la dote più importante per fare l’attore rispose : “La salute!”.

24 Luglio
Vitaliano BrancatiOggi, cento anni fa, nasceva Vitaliano Brancati.
Sono molto grata a Catania e all’Etnafest  che mi hanno organizzato queste letture brancatiane.
Mi procura una struggente tenerezza il poter fare questa lettura nel giorno esatto della sua nascita.
Ho mantenuto il titolo del 2004, cinquantenario della morte, nella mia tournée in Germania. “Viaggio attraverso Brancati”.
I testi sono più o meno gli stessi, ma la grande novità, questa volta, è che Antonia mia affianca nella lettura. Ci alterniamo, dialoghiamo, ci scambiamo la palla con la sottile coscienza di chi sa di condividere un segreto. Un rapporto incantevole e al quale non intendo più rinunciare.
Fra l’altro Antonia legge benissimo, e i due o tre suggerimenti tecnici che le ho dato all’inizio li ha colti al volo e li ha realizzati alla grande.
Le letture hanno avuto luogo in un bellissimo spazio : Anfiteatro del Centro Culturale “Le Ciminiere”.
Pubblico insolitamente caloroso (i siciliani, in genere, sono freddini). I miei amati parenti catanesi nelle prime file. E, in prima fila, anche Giorgio Albertazzi, che ha voluto essermi vicino in una serata che lui sapeva essere per me molto importante. Che caro. Gli sono molto grata.

Prima della lettura l’inaugurazione, lì accanto,  di una Mostra su Brancati; lettere, manoscritti, locandine, foto. Molto ben fatta. In piccolo, la mostra che si tenne a Roma qualche anno fa.
Mi sono sentita un po’ ridicola a tagliare il nastro tricolore. Io rifuggo, in genere, dalle cerimonie ufficiali. Mi sembrava di essere la caricatura di un sindaco!
E che caldo, a Catania, in quei giorni!  Anche 46 gradi! La notte, sulla terrazza in cima all’albergo, non un fiato di vento, e l’Etna, che di solito da lì si vede benissimo, era nascosto dal coperchio nero di afa che chiudeva la città.

Tornata di corsa a Roma. Il tempo di rifare le valige e ripartire, in macchina, per Macerata.
Pier Luigi Pizzi, direttore dello Sferisterio Opera Festival, ci aveva commissionato mesi fa, a me e Antonia, un Recital su La donna e il potere.
Tutto il suo Sferisterio Opera Festival  aveva come tema opere imperniate sul Gioco dei potenti  - Norma, Macbeth, Maria Stuarda, Saul.

28 Luglio 2007
Il programma del recital di Macerata Ho debuttato in quel piccolo gioiello che è il Teatro Lauro Rossi con questo Recital di nove ritratti di grandi regine, di grandi donne della letteratura e della storia.

Un lungo e semplicissimo abito di seta nera, un leggìo, e accanto una sbarra da danza, con sopra varî scialli, boa di struzzo, una stola di volpi bianche, una tela di sacco, un mantello di seta rosso sangue, una grande sciarpa rossa intessuta d’oro, un velo nero ecc. che prendevo via via per i diversi personaggi.

Che dire?  Non mi aspettavo un successo così clamoroso. Anche perché erano tutti pezzi nuovi, per me. Era la prima volta che li presentavo al pubblico. Tranne uno. L’ultimo. Come si può fare un programma su delle regine senza citare la più grande, la Regina del Cielo?  Finivo infatti con la preghiera di Bernardo alla Vergine che apre il XXXIII ed ultimo canto della Commedia di Dante: “Vergine madre, figlia del tuo figlio…”.

Il recital di MacerataIl Corriere Adriatico ha titolato il giorno dopo, a tutta pagina: Il Lauro Rossi in piedi per la Proclemer.

Io sarò strana, ma le standing ovations  mi fanno ancora venire un rapinoso stranguglione (v. il vocabol. Zingarelli) alla bocca dello stomaco.

2 Agosto 2007 – Novi Ligure
Anna dei pianoforti  e un racconto di Catulle Mendès Don Giovanni in paradiso, che avevo già fatto a Roma per l’inaugurazione del K Festival, il festival mozartiano.
Per questo racconto, stavolta, al posto di Antonio interviene un quartetto jazz che….beh, insomma….Io adoro il jazz, ma forse sono viziata dall’ascolto dei grandi che mi hanno nutrito attraverso i dischi.

Piazza stracolma, grande successo, tutti molto carini e premurosi, ma questa serata è da ricordare soprattutto per un fatto inedito,  che non potrò mai dimenticare.
Essendo una piazza, non c’era un camerino, ma avevano tenuto aperto un piccolo negozio, dietro il palco, dove sono andata a cambiarmi e dove un tecnico della fonica è venuto a sistemarmi il microfono.
Il microfono vero e proprio è come una sorta di occhiale che ti gira intorno all’orecchio e poi viene giù accostato alla guancia. Ma la batteria, che è piuttosto ingombrante, io la faccio sistemare in una specie di tasca appesa a un largo elastico che porto sempre con me nei recitals, e mi lego intorno alla vita, sotto il vestito. La tasca sta dietro, non si vede, e posso anche sedermi senza danni. Il tecnico viene, fa il suo lavoro e se ne va.

Poco dopo mi chiamano sul palco. Grande applauso affettuoso, saranno state più di mille persone, io gran sorriso e attacco: “Buonasera, grazie per….”
 “Voce!”, si sente dal fondo. “Non funziona il microfono?”  “No!” sento da varie parti e mi rendo conto che effettivamente il microfono non è acceso. Cerco di non innervosirmi e di riderci su. “Ci vorrebbe un tecnico…ah!ah!”

Dal fondo della piazza si fa largo fra le sedie un nerboruto giovanotto che si inerpica sul palco, si mette dietro di me e lì, davanti a tutti, mi tira su il vestito e si mette ad armeggiare con il sacchetto che mi pende sul sedere. “Provi un po’ adesso”, mi fa. “Uno, due, tre, quattro…Che bello, funziona!” “Tutto a posto” dice lui serafico. Mi tira giù il vestito e se ne va.

Ricomincio la serata. “ Buonasera, grazie per….”
Il giorno dopo La Stampa, titola, a tutta pagina: In piazza la senatrice del teatro.

Sì, “senatrice” forse, nel senso di vecchietta, ma una senatrice col sedere all’aria non si era mai vista!

 
 
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